Il corpo

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Corpo, facchino dell’anima,

in cui sperare forse sarebbe vano,

amato corpo, più che non amarti;

cuore in un vivente ciborio trasmutato;

bocca senza fine tesa alle più nuove esche.

Mari dove si può vogare, sorgenti dove si può bere;

frumento e vino misti al banchetto rituale;

alibi del sonno, dolce cavità nera;

inseparabile terra offerta a tutti i nostri passi.

Aria che mi colmi di spazio e di equilibrio;

brividi lungo i nervi; spasmi di fibra in fibra;

occhi sull’immenso vuoto per poco tempo aperti.

Corpo, vecchio mio compagno, noi moriremo insieme.

Come non amarti, forma a cui io somiglio,

se è nelle tue braccia che stringo l’universo?

 (Marguerite Yourcenar)

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